Mentre l’Italia chiude la porta al cibo coltivato in laboratorio, le istituzioni internazionali pubblicano nuovi report per approfondire il tema della sicurezza. Ecco chi è contrario e chi invece spinge per non restare tagliati fuori da un mercato in forte crescita.
Dopo l’approvazione in Senato del luglio scorso, il disegno di legge che vieta la produzione e la commercializzazione della carne sintetica passa ora alla Camera proseguendo il suo iter per diventare legge. Nel frattempo il dibattito continua anche fuori dall’aula, essendo quello della carne coltivata un argomento complesso che divide opinione pubblica, media e ricercatori.
Da un lato il governo in carica, che rivendica la scelta dell’Italia di essere il primo Paese a vietare la commercializzazione, importazione e produzione di cibo sintetico. Una decisione che non solo ha portato all’abbandono di un’intera fetta di mercato nell’industria dei nuovi cibi, ma ha anche vietato l’uso della parola “carne” per descrivere gli alimenti derivati da proteine vegetali e i mangimi prodotti in laboratorio.
Dall’altra parte chi, con spirito pragmatico, sottolinea come la scelta del governo italiano di vietare la produzione e l’importazione di carne coltivata in laboratorio rappresenti un passo indietro per l’Italia rispetto al resto del mondo: da tempo infatti all’estero si stanno già muovendo molte aziende e in diversi Paesi come Stati Uniti, Israele e Singapore, è già possibile assaggiare la carne coltivata.
Il Disegno di Legge approvato
A luglio il provvedimento è stato approvato introducendo al testo due nuovi punti: una maggiore sensibilizzazione al consumo sano e sostenibile di carne, con preferenza per gli allevamenti locali; l’appoggio alle iniziative del mondo universitario e agricolo con un dettaglio dei rischi e delle opportunità dei cibi prodotti in laboratorio.
Significativo il commento dell’ex ministro dell’Agricoltura, Gian Marco Centinaio: «Vietare la produzione e la commercializzazione in Italia della carne coltivata vuol dire proteggere in via cautelativa la salute dei cittadini e difendere la qualità delle nostre produzioni agroalimentari e della nostra cucina. La ricerca vada avanti, ci garantisca la massima sicurezza degli alimenti prodotti in laboratorio e poi ne riparleremo».
IPES Food, FAO e OMS: le fonti istituzionali
Sul tema della sicurezza alcuni rapporti menzionati nel DDL S. 651 – nello specifico l’International Panel of Experts on Sustainable Food Systems-IPES-FOOD – evidenziano la controversia sulle proteine alternative alla carne, sulla loro sostenibilità ambientale e sulla salute umana.
Secondo il rapporto IPES Food del 2022, sia la carne vegetale che quella di laboratorio sono prodotti ultraprocessati che richiedono un grande consumo di energia per essere prodotti e l’utilizzo di monocolture industriali dannose per l’ambiente. Il testo mette anche in guardia dalle generalizzazioni eccessive relative agli impatti del settore zootecnico sull’ambiente e sui rischi per la salute derivanti dal consumo di carne rossa.
Anche la FAO e l’OMS evidenziano come le informazioni sugli aspetti della sicurezza alimentare siano limitate. Nel documento Fao/Oms “Aspetti della sicurezza alimentare del cibo a base cellulare” vengono individuati ben 53 rischi potenziali, dalle allergie al tumore. Inoltre, si consiglia di approfondire anche ulteriore aspetti come: le considerazioni ambientali, gli aspetti nutrizionali, le questioni etiche, la preferenza/accettazione dei consumatori, i costi di produzione, i requisiti normativi.
Su questo, consigliamo la lettura di un interessante approfondimento del Network Bibliotecario Sanitario Toscano: «Carne sintetica, carne artificiale, carne coltivata o carne a base cellulare: nomi diversi per un prodotto al centro di molte polemiche».
Chi è contrario alla commercializzazione
Fra le associazioni contrarie alla produzione di carne sintetica c’è in prima fila la Coldiretti: la petizione contro il cibo sintetico ha raccolto oltre due milioni di firme.
Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha evidenziato la necessità di una discussione a livello nazionale, regionale e parlamentare per tutelare la qualità a tavola. Inoltre, Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, ha sottolineato la responsabilità dell’Italia, leader nella qualità e nella sicurezza alimentare nel mondo, di fare da apripista nelle politiche di tutela della qualità a tavola.
Mentre Confagricoltura si interroga su quali siano le differenze con la “finta” carne a base vegetale – chiedendosi quali opportunità e quali criticità possono derivare dallo sviluppo del cibo sintetico – sia l’Accademia della Fiorentina (un’associazione culturale che celebra da oltre 30 anni la Bistecca alla fiorentina) e sia la Federcuochi hanno deciso di schierarsi a favore della petizione promossa da Coldiretti e Filiera Italia, in sostengo del disegno di legge approvato in Consiglio dei Ministri. Durante l’Assemblea nazionale della Federazione Italiana Cuochi, il presidente FIC Rocco Pozzulo ha evidenziato l’importanza di valorizzare in cucina i prodotti green dell’agricoltura italiana, le specialità tradizionali delle Regioni, le specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e i vini Doc/Docg e Igt.
Una questione aperta, che non va chiusa a prescindere
A inizio settembre il programma su Rete 4 “Fuori dal coro” è ritornato a parlare dell’argomento con un’inchiesta effettuata nei laboratori a Singapore. L’inviata del programma è andata di persona nel Paese all’avanguardia nel settore della carne coltivata, sollevando la questione etica e il tema dei controlli che vanno eseguiti sulla carne, per monitorare che non sviluppi carica batterica.
Una voce autorevole anche quella di LifeGate che in questo articolo invita a non chiamarla “sintetica”. Perché, sostengono gli autori, la carne coltivata è parte della soluzione. «Con “buona pace” dei detrattori, la carne coltivata si sta facendo strada e farà parte del futuro del cibo, un cibo più rispettoso di ambiente e animali che anche in Italia dovrebbe essere tutelato e incentivato».
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