Fra gli eventi del 2023 dedicati al settore delle carni bovine, vogliamo ripercorrere quello organizzato nel padovano dal Centro Carni Company sul tema “Qualità su misura: le sfide della filiera per il consumatore di domani”.
Si è svolta a Cittadella la terza edizione di una tavola rotonda che ha riunito i rappresentanti di tutta la filiera: circa 100 i rappresentanti qualificati del settore delle carni bovine che hanno analizzato lo stato di salute del mercato, approfondito le nuove abitudini d’acquisto del consumatore finale e proposto alcune linee guida per il futuro della filiera.
I relatori dell’evento – Raffaele Pilotto, l’Onorevole Paolo De Castro, Denis Pantini, Clara Fossato, Mirco Pellizzer, Alessandro Bertin e Paolo Amedeo Garofalo – hanno offerto il loro contributo dal punto di vista di settori, istituzioni ed enti differenti, spaziando dall’Unione Europea all’UNICEB, dalle analisi di mercato al mondo della formazione, fino a quello della comunicazione e del benessere animale.
A fare gli onori di casa Raffaele Pilotto, Direttore Commerciale e Marketing di Centro Carni Company SpA: «Stiamo vivendo un periodo teso e di difficile lettura, ma una cosa è chiara: il settore zootecnico va tutelato, valorizzato e difeso, oggi più che mai. È il momento di mettersi in discussione, ridefinire canoni e norme, e soprattutto rimanere uniti. Ci troviamo qui questa sera perché crediamo che una corretta comunicazione della filiera zootecnica possa essere determinante nella formazione di consumatori informati e consapevoli, perché abbiamo a cuore il grande patrimonio zootecnico e gastronomico della nostra tradizione».
Il punto di vista dell’Europa
Ad arricchire la serata la presenza dell’onorevole Paolo De Castro, membro della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo e relatore della proposta legislativa sulla riforma delle IG. «L’agroalimentare e il settore delle carni rappresentano un anello fondamentale per la nostra economia, non solo per l’indotto che garantisce, anche in termini di posti di lavoro, ma prima ancora per il ruolo indispensabile all’equilibrio dell’ambiente e delle risorse agricole e zootecniche. Un unicum insostituibile che purtroppo, però, spesso viene sempre più frequentemente minacciato da una contro-informazione dilagante».
I numeri della qualità
Denis Pantini, responsabile business unit Agrifood e Wine Monitor di Nomisma, ha messo in luce la sofferenza del mercato negli ultimi quattro anni, causata dalla pandemia e dal conflitto russo-ucraino, con un’inflazione dilagante che ha impattato sulle abitudini di consumo e sul sentiment in Italia e in Europa. Nonostante il settore delle carni in Italia venga valutato a 24,7 miliardi di euro e si classifichi al primo posto della produzione agricola nazionale, contando oltre 62.000 occupati. «Ci troviamo ancora in uno scenario pieno di incertezze, che pare ben lontano dal risolversi in tempi brevi. Scendendo nel dettaglio del mercato della carne – un prodotto alimentare che ha risentito di un sensibile aumento nei costi di produzione in particolare collegati a mangimi e consumi energetici – l’inflazione che ne è derivata a valle ha portato, tra le altre cose, all’”effetto sostituzione” delle carni rosse a favore di quelle bianche, meno costose» ha sottolineato.
Nel caso della carne, oggi il requisito della qualità richiesto dal consumatore trova declinazione principalmente in tre concetti: tracciabilità, sostenibilità ambientale e sociale, benessere animale.
«Nonostante ciò – ha proseguito Pantini – nei criteri di acquisto di prodotti alimentari da parte degli italiani, la qualità figura sempre ai primi posti a differenza degli altri paesi europei: anche in questo momento le strategie messe in campo per risparmiare tendono sempre a non pregiudicare i livelli qualitativi della spesa. Nel caso della carne, oggi il requisito della qualità richiesto dal consumatore trova declinazione principalmente in tre concetti: tracciabilità, sostenibilità ambientale e sociale, benessere animale».
L’unione fa la forza
Ad offrire il punto di vista dell’UNICEB – l’Unione Italiana della Filiera delle Carni che cura e tutela gli interessi della filiera delle carni, dall’allevamento del bestiame sino alla trasformazione e commercializzazione delle carni e dei prodotti – Clara Fossato, Segretaria Generale dell’organizzazione.
In questi anni le nostre filiere hanno ottenuto risultati straordinari, anche facendo tesoro delle critiche giunte dal mondo ambientalista e animalista.
«In UNICEB rintracciamo come primo tra gli strumenti per rilanciare il comparto la corretta informazione sul valore della carne. Riteniamo infatti che sia fondamentale lanciare una campagna nazionale di promozione e comunicazione che finalmente narri da un punto di vista autorevole e terzo, i risultati straordinari ottenuti dalle nostre filiere che in questi anni hanno fatto tesoro anche delle critiche giunte dal mondo ambientalista e animalista. Guardiamo all’incidenza delle emissioni di gas metano ridotte negli ultimi 50 anni del 40%; ai progressi realizzati sul piano etico dalle filiere in tema di benessere animale; alla trasformazione degli scarti in risorse energetiche per la loro utilizzazione nella produzione di biogas e biometano. È tempo di raccontare quei valori positivi che hanno sempre caratterizzato la filiera e quelli acquisiti negli ultimi anni attraverso grandi sforzi di ammodernamento e sostenibilità da parte dell’intero comparto».
Benessere sostenibile
Non poteva mancare il tema estremamente dibattuto del benessere animale all’interno della filiera, affrontato da Mirco Pellizzer, medico veterinario. Pellizzer ha rintracciato nel rispetto dei principi del benessere animale la chiave per ottenere un prodotto di alta qualità. «Nei prossimi anni si parlerà molto di biosicurezza, cioè di tutti quei sistemi che consentono di ridurre o eliminare il rischio di introduzione, sviluppo e diffusione di malattie in allevamento, e di conseguenza che contribuiscono a ridurre l’uso di farmaci e antibiotici. Un altro trend in ascesa è quello della comunicazione e della formazione, dagli operatori del settore fino al consumatore: l’unico modo per far percepire cosa ci sia dietro ad una bistecca – il duro lavoro, l’esperienza, il monitoraggio e la messa a punto di sistemi tutt’altro che facili – e farne percepire di conseguenza la sua qualità, è parlarne, parlarne bene e far comprendere la qualità non come un concetto astratto, ma concreto e tangibile».
Comunicare la filiera
Comunicatore e Coordinatore Master in Marketing e Comunicazione IED Torino, Alessandro Bertin ha proposto alcune linee guida per indirizzare la comunicazione della filiera zootecnica: «Il settore della carne bovina costituisce oggi un tema sensibile e delicato a livello di comunicazione, visto il dibattito pubblico sempre più acceso in corso non solo in relazione a scelte alimentari alternative – vegetariani e vegani in testa – ma anche per gli aspetti connessi all’impatto della carne rossa sulla salute umana, al benessere animale e alla sostenibilità generale della filiera. È cruciale oggi far vertere le campagne di comunicazione su temi cari ai consumatori: tracciabilità e qualità, territorialità, trasparenza e apertura all’innovazione. Mediante l’uso strategico della comunicazione, la filiera della carne bovina italiana può e deve continuare a prosperare e a conquistare la fiducia dei consumatori, elemento determinante non solo per sostenere la domanda interna, ma anche per continuare con successo ad esportare l’eccellenza del Made in Italy nel mondo».
I Quality Ambassador di domani
Il ruolo cruciale della formazione in un periodo di grande complessità è stato trattato da Paolo Amedeo Garofalo, Direttore nella MEatSCHOOL, academy dedicata alla formazione, informazione e diffusione della cultura della carne bovina. «È in atto un cambio generazionale nei settori strategici della vendita carne, in particolare all’interno delle macellerie tradizionali, nei banchi della grande distribuzione, dove oggi convivono macellai di grande esperienza e nuovi impiegati che si trovano a ricoprire ruoli di responsabilità, senza aver avuto il giusto percorso formativo dei propri predecessori. Questo perché negli anni gli addetti ai lavori hanno forse sottovalutato il problema della carenza di professionalità che si stava pian piano creando, concentrando tutte le attenzioni sul rassicurare il consumatore finale. La strada per avere un tessuto professionale formato e consapevole che diventi il quality ambassador delle carni bovine è lunga e per nulla semplice. Posso però con certezza affermare che è diventato una priorità di tutti far nascere e costruire percorsi formativi per creare le figure professionali di domani».
Photo cover: Unsplash / Monika Kubala
Photo: LinkedIn Centro Carni Company