4 Dicembre 2024, 9:15
banner_dx_meat
Home » Le eccellenze del Vitellone bianco: il marchio IGP e le sue peculiarità

Le eccellenze del Vitellone bianco: il marchio IGP e le sue peculiarità

di Annarita Cacciamani
COVER VITELLONE
Il Consorzio del Vitellone bianco IGP da più di 20 anni si occupa di tutelare e promuovere questa carne. Ce lo spiega il Direttore del suo Consorzio.

 

Il Vitellone bianco IGP (Indicazione Geografica Protetta) è una carne di qualità caratterizzata da un basso contenuto di grasso e di colesterolo e da un alto valore proteico. Parola di Andrea Petrini, Direttore del Consorzio del Vitellone Bianco IGP, che ci illustra le peculiarità di questa carne.

 

Di cosa si occupa il Consorzio del Vitellone bianco?

Il consorzio, costituito nel 2003, è stato ufficialmente riconosciuto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) nel 2004. Puntiamo a promuovere e valorizzare il prodotto, informando anche il consumatore, e la nostra attività principale è quella di vigilanza, tutela e salvaguardia del marchio IGP da abusi, atti di concorrenza sleale, contraffazioni e uso improprio della sigla. L’attività di vigilanza, annualmente concordata con l’Ispettorato centrale per il controllo della qualità, è svolta dagli agenti vigilatori qualificati del consorzio sulla parte della commercializzazione, mentre un organismo autorizzato dal Ministero dell’Agricoltura si occupa del controllo dell’intera filiera produttiva. A queste attività si aggiunge quanto svolto dagli organi ufficiali di controllo e vigilanza.

Quali caratteristiche ha la carne certificata “Vitellone bianco IGP”?

Il Vitellone bianco dell’Appennino centrale ha ottenuto nel 1998 l’IGP, primo marchio di qualità per le carni bovine fresche approvato dall’Unione Europea per l’Italia. Con il termine “Vitellone” nei territori del Centro Italia vengono da sempre indicati i bovini da carne di età compresa fra i 12 e i 24 mesi. Si tratta di animali giovani, la cui carne è molto magra, di un colore rosso intenso e con basso contenuto di grasso e colesterolo. La denominazione “bianco” si riferisce al mantello costituito da peli bianchi che ben risaltano sulla cute nero-ardesia, caratteristica che consente a questi bovini di tollerare le radiazioni solari tipiche dei pascoli appenninici. Con Appennino centrale, inoltre, si indica la zona di origine dove i bovini romagnoli, marchigiani e chianini, sono allevati e alimentati con foraggi tipici del territorio. La certificazione IGP non si riferisce al bovino, ma alla carne prodotta dalle razze previste dal Disciplinare di produzione e tipiche dell’Appennino centrale: romagnola, marchigiana e chianina.

Quali sono le peculiarità di queste tre razze bovine?

Non esistono, singolarmente, la chianina, la romagnola o la marchigiana IGP. La razza è solo uno dei requisiti necessari per ottenere la certificazione finale del prodotto. Per poter certificare la carne, devono essere rispettati tutti i requisiti previsti dal disciplinare di produzione, dalla fase di allevamento (razze, area di nascita e allevamento, alimentazione, tipologia di allevamento) alle fasi successive (macellazione, frollatura della carne, colore, caratteristiche chimico fisiche, modalità di vendita e lavorazione). È per questo che la sola razza, senza la certificazione IGP “Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale”, non è garanzia di qualità, tipicità e territorialità. I bovini di razza romagnola, marchigiana e chianina sono, infatti, allevati in italia e nel mondo, ma solo la denominazione protetta “Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP” permette di tutelare, valorizzare e difendere anche il loro legame con il territorio tipico di origine e di produzione.

Quali sono i numeri della vostra filiera?

 I numeri della filiera parlano di 3.218 allevatori in 8 regioni del Centro Italia (Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Molise, Abruzzo e Campania); 77 stabilimenti per la lavorazione; 80 operatori commerciali; 123 laboratori di sezionamento e 997 macellerie iscritti al controllo, distribuiti in tutta Italia. Tutti i soggetti della filiera “Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale” sono tenuti al rispetto rigoroso dei requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione, per far sì che la carne prodotta possa essere certificata con il marchio IGP sotto il diretto controllo di un organismo terzo autorizzato dal Mipaaf.

INTERNA VITELLONE

Nel 2023, secondo i dati aggiornati a novembre, i capi bovini certificati IGP Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale sono stati 17.168, contro i 16.810 del dato relativo a novembre 2022. Alle gravi problematiche dettate dalle guerre e dalla conseguente crisi economica, il consorzio ha risposto con un rafforzamento dell’attività informativa e comunicativa, sviluppando i propri canali social e avviando una nuova campagna promozionale. A questo si sono uniti l’entrata nel sistema di certificazione di nuove regole per la GDO (grande distribuzione organizzata) e l’inserimento, da parte di importanti catene di distribuzione, del prodotto certificato IGP “Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale” all’interno delle proprie qualificazioni aziendali.

Come viene garantita la qualità delle carni?

La grande attenzione legata all’alimentazione e al rapporto naturale con il territorio e con i pascoli si riflettono sull’aspetto e sul sapore delle carni del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP. La grana è fine e il colore è rosso vivo. Anche la consistenza è soda ed elastica, con piccole infiltrazioni di grasso nella massa muscolare. L’alto pregio della carne di Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP è frutto di un mix vincente che ha tra i suoi ingredienti principali la predisposizione genetica, i sistemi naturali di allevamento e un’alimentazione di qualità. I profumi dei prati e le essenze tipiche dei pascoli dell’Appennino distinguono la carne di Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP da tutte le altre. Gli allevamenti molto piccoli (con una media di 35 capi per azienda) spesso dislocati in zone montane e in aree marginali, un’alimentazione basata su foraggi e concentrati locali, e razze più tardive rispetto ad altre specializzate da carne determinano, per l’intera filiera, alti costi di produzione non concorrenziali con quelli della carne proveniente dall’estero e dai grandi allevamenti del Nord Italia. Queste problematiche hanno portato a considerare, agli inizi degli anni 90, le razze chianina, marchigiana e romagnola in via di estinzione. Il riconoscimento del marchio “Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP” ha rappresentato, e rappresenta tutt’ora, l’unica possibilità di rilancio e di valorizzazione per le nostre razze tipiche, creando un mercato diversificato per qualità e tipicità dal resto del mercato della carne bovina.

 

 

Annarita Cacciamani

Ti potrebbe piacere

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.